phoenix78 ha scritto:...azienda presa all'asta e riparti dicendo "datemi 13mila e fidatevi"?... sarebbe stato davver grande fate il contrario. tipo "quest'anno si va in pareggio e inondiamo il mercato con ottimi prodotti a costo di fabbrica.
allora si che sarebbe stato innovativo e lungimirante, per ora sembra la solita operazione fatta per reinvestire gli utili della soc acquirente per non pagare le tasse e poi vediamo se ci cascano.
Per comprare la Rebello bisogna avere ancora più coraggio degli acquirenti della prima Stelvio o della Caponord, qui manco ce la fanno vedere!!
E poi ce la solita questione che un nuovo modello può presentare problemi di giovinezza e nemmeno le recensioni sulla stampa specializzata aiutano ma i forum si!
Solo che le
magagne escono fuori solo a distanza di tempo!

E poi c'è l'eterno problema Morini, quello delle
spalle larghe.
Ho due Morini dei tempi che furono e un più che pensierino alla Granpasso devo dire che l'avevo fatto. Ma ho desistito un paio di anni orsono prevedendo l'impossibilità per il marchio di reggere in salute più di qualche anno, visto che, di stagioni negative ne avevo già vista qualcuna.
Ricordo che nell'87 o 88 scrissi addirittura una lettera a Gabriella Morini perchè non cedesse il marchio ai Castiglioni!!! Prevedevo, che le prerogative del marchio si sarebbero perse (chi non ricorda le Ducati dell'epoca con l'elefantino sul serbatoio?) ed alla fine andò anche peggio: la Cagiva tirò fuori un abominio di moto (la celebre Dart 350, ricavata dalla 125 Aletta Rossa cui fù trapiantato un motore Morini 350) e la custom New York, che, nel suo genere non si potè nemmeno considerare malaccio.
Nel complesso però quello che si notò maggiormente furono le scarse risorse finanziarie investite e l'assoluta mancanza di reale volontà nel rilancio della Casa.
Poi arrivò (dopo diverso tempo che di moto non se ne producevano) l'acquisto da parte di Franco Morini + famiglia ex Sinudine che tutto sommato a posteriori dobbiamo ammettere aver fatto un'ottimo lavoro. A tempo di record fu infatti realizzata una completa gamma di moto dotata di un GRAN motore
tutto made in italy, senza accordi con Suzuki e Co., come ci aveva abituato la Cagiva (vedi Grand Canyon e Raptor).
Le moto sono state subito apprezzate da tutti e tutti le volevano: poi il tracollo, per vari motivi, alcuni legati a stupidità nella gestione e al non aver compreso una cosa fondamentale: tutti gli italiani (anche i teen agers attuali) conoscono la Morini e metà di loro la amano! La maggior parte delle Morini estere finivano in Germania perchè anche li il marchio è ben conosciuto, oltre che in Inghilterra, etc. etc.
Quando il motoclub Morini di Roma si rivolse alla passata gestione per ottenere che venissero nuovamente prodotti alcuni ricambi introvabili per le moto storiche che non potevano più camminare (ad es. i collettori di aspirazione in gomma) quelli (tapini!!) risposero in francese
attacchez-vouz, non rendendosi disponibili all'operazione in quanto la
nuova Morini, secondo loro, non
c'aveva niente a che spartire con la
vecchia Morini e dimostrando di non aver capito una mazza in assoluto della chanche che stavano sprecando.
Viviamo nell'epoca della comunicazione a tutti i livelli, se dai una fregatura tutti lo sanno; se fai una buona iniziativa, anche in questo caso tutti lo sanno.
Ci sono nonni e padri morinisti che comprerebbro MotoMorini a nipoti e figli e andrebbero ai raduni se ci fossero più Morini marcianti, ed il volano pubblicitario sarebbe sensazionale.
Pochi marchi possono fare questo in grande stile (Triumph, Guzzi, Harley): uno di questi è MotoMorini.
La nuova gestione parte da alcuni presupposti:
- gamma moto completa e ancora attuale
- motore ottimo e modulare (progettato perchè le cilindrate possano anche scendere fino a 750 cc.)
- necessità di contenere i costi
Per ripartire, a mio parere finora si sono mossi molto bene perchè hanno dato agli attuali proprietari delle moto più moderne quello che volevano: i ricambi!
La prima mossa è stata proprio quella di dire che la produzione dei ricambi è ripartita e questa, ve lo assicuro, è veramente una grande notizia (i caponordisti potranno essere poco sensibili all'argomento perchè non hanno mai sofferto questo aspetto).
Poi si sono mossi in maniera molto intelligente nell'organizzare iniziative di contatto tra motociclisti e casa madre (i possessori delle Granpasso hanno tra l'altro, già pranzato con i neoproprietari) sottolineando, come deve essere, che il rapporto che la casa vuole instaurare sarà sempre più votato alla soddisfazione del cliente.
Solo così una piccolo marchio come MotoMorini forse potrà sopravvivere: in un mercato di nicchia non c'è spazio per i passi falsi.
Vendita online? Secondo me costituirà più un efficace strumento di marketing che un handicap: penso che il vero appassionato avrà una serie di orgasmi nel ritirare la propria moto in fabbrica con già le personalizzazioni e magari dopo un tour guidato alle linee di produzione e chiaccherata con i progettisti. Per provare le moto ci saranno gli eventi calendarizzati (perchè per la Rebello no? ).
Fin qui tutto bene, ma sarà sufficiente? Gli investimenti richiesti nei prossimi anni (rinnovo parco moto e innovazione su vari fronti come veicoli ibridi, elettrici, etc.) potranno essere sostenuti?
Difficile dirlo, per lo meno si è riaperto un capitolo del motociclismo italiano e si è scongiurato il piano industriale di Paolo Berlusconi che sembrava intenzionato a vendere gli scooter 50 cc col marchio Moto Morini, sarà interessante seguirne gli sviluppi.